di Barbara Dalena
Diversi studiosi hanno affrontato il problema, a partire dai filosofi, letterati, giuristi, teologi ad arrivare ai ricercatori nel più stretto rigore scientifico intenti a ricercare nel DNA le origini di una incredibile informazione genetica relativa alla ”conoscenza non intellettiva” che permane indipendentemente dalla trasmissione pedagogica e si manifesta nell’essere umano al di là della sua stessa esperenzialità terrena. Ne inizia la sequenza con le sue teorie Jung che indica tale ”conoscenza non intellettiva” come un ramificato flusso di informazioni di cui l’essere umano è pienamente capace di percepirne l’essenza attraverso una consapevolezza innata o una serie di ”coincidenze significative” pronte a guidata la sua stessa esistenza. L’unico vero problema è riuscire scientificamente a rispondere a queste domande: come si riconoscono le coincidenze significative? E’ possibile seguirne le indicazioni e comprenderne l’essenza? Da dove deriva la “conoscenza non intellettiva”? La risposta a queste domande è vitale perché altrimenti, come sosteneva Freud si rischia di consegnare la psicoanalisi alla superstizione.
Vi è mai capitato di leggere la vita di Mozart? Wolfgang Amadeus Mozart (nasce a Salisburgo, 27 gennaio 1756 e muore, a soli 35 anni, a Vienna il 5 dicembre 1791). E’ definito storicamente un “genio precoce” ma non sregolato quanto piuttosto amante della propria musica. All’età di soli quattro anni riesce a riprodurre “ad orecchio” una melodia musicale eseguita dalla sorella più grande di cinque anni al pianoforte. Venne per questo incoraggiato a studiare musica dal padre ma per lui non era affatto una fatica e l’apprendimento delle note musicali riuscì a precedere quello della lettura e scrittura. Alla sola età di diciannove anni aveva composto più di duecento opere. La famosa opera Requiem venne composta, secondo diversi autori, per un personaggio misterioso, di cui non si conosce il nome se non per presunzioni ipotetiche, il quale chiese espressamente una musica adatta alla commemorazione di un defunto. Divenne probabilmente una delle opere più conosciuto della sua produzione e nessuno a mai saputo effettivamente chi sia stato a commissionarla.
Le coincidenze significative sono in realtà lo strumento per lo sviluppo della conoscenza non intellettiva. Mozart forse non sarebbe stato tale se non fosse nato da due genitori che amavano la musica perché senza questo particolare nessun padre, al tempo, avrebbe incoraggiato le doti naturali del figlio: il padre, infatti, era violinista alla corte asburgica e maestro di canto dei figli dell’imperatore. Questa casualità e le doti innate di Mozart lo rendono unico e ne modificano la possibilità di espressione. Lui stesso scriverà: “Né un’intelligenza sublime, né una grande immaginazione, né le due insieme creano genialità. L’amore, questo sì, è l’anima del genio”. Mozart, consapevole delle sue doti, non le considera geniali ma racchiude tutte le sue capacità nella grande passione verso la musica: “l’amore”. Per lui quanto esprime non è genio senza regole ma semplicemente passione per la composizione musicale.
Le coincidenze significative, non sono altro che delle spie di un sistema di conoscenza diverso ma non inesistente. Siamo abituati, in occidente, ad una conoscenza scientifica della realtà eventualmente rivisitata in chiave filosofica, teologica, bioetica, ma non siamo consapevoli della “conoscenza intellettiva” se non nei casi in cui sia visibilmente sviluppata e profondamente percepita da chi ne ha il beneficio che, nel paradosso, non è assolutamente riservato a pochi.
Le coincidenze significative pertanto sono la spia della necessità di aprirsi verso la “conoscenza intellettiva” non solo in ambito individuale ma anche nell’ambito storico questi passaggi sono fortemente presenti se non addirittura ripetuti nel tempo.
Si può affermare che tre sono i passaggi storici che caratterizzano la conoscenza occidentale: la polis Greca, la Chiesa cristiana (istituzione che caratterizza la cultura medievale), la moderna liberal democrazia. La creazione di questi eventi atipici porteranno poi alla creazione di un sistema organizzativo che apre la strada alla società moderna. Non siamo qui per caso, non ci siamo arrivati nel nostro sistema giuridico, economico, ingegneristico, scientifico per pura e semplice coincidenza, ma siamo il frutto di elaborato intreccio di legami, scoperte, approfondimenti e probabilmente di “conoscenze non intellettive”.
Non si dubita che le “significative coincidenze” sono condizioni autoreferenziali, soggette all’interpretazione di chi vi si approccia o di chi, anche solo casualmente, le percepisce, ma nulla può negare che solo il percorso storico, seguito con un’osservazione palesemente oggettiva, può spiegare la sussistenza su scala planetaria delle “coincidenze significative” e di una “conoscenza non intellettiva” ma pregressa e trascendente all’esistenza umana.
La “conoscenza non intellettiva” si manifesta silenziosamente in chi la voglia vedere, per chi gli voglia prestare attenzione. In fin dei conti si tratta solo di “coincidenze significative” regolate dalle leggi fisiche del ripetersi e del perpetuarsi sino al giorno del riscatto, del compimento ultimo, del miglioramento trascendentale fisico e psichico dell’uomo. L’abbandono della mortalità terrena per la realizzazione di una fisicità immortale, perpetua e spiritualmente integra o riscattata dalle spogli terrene. Parole di follia perdurano nella Terra di mezzo, tra le leggende degli Hobbit e le antiche culture, di cui la “conoscenza non intellettiva“, persevera e preserva il ricordo e segnala a chi voglia vederla una verità non svelata.